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27/08/2018
Nelle Apuane affiora il Permiano: il segno di eventi magmatici di quasi 300 milioni di anni fa…
The Permian emerges in the Apuan Alps: the sign of magmatic events of almost 300 million years ago…



Le Alpi Apuane sono note ai geologi per molti loro aspetti. Tra i più importanti c’è sicuramente la presenza del più vasto affioramento di basamento paleozoico dell’Appennino settentrionale, con i suoi 60 km quadrati circa di superficie esposta. Le formazioni geologiche che lo compongono sono sempre state di difficile datazione, poiché mancano i fossili (a parte gli Orthoceras delle dolomie siluriane) e l’ultima orogenesi alpina ha modificato notevolmente, con il metamorfismo, l’aspetto originario delle rocce. Le ipotesi di datazione hanno spesso fatto riferimento, per analogia, alla successione paleozoica fossilifera della Sardegna centrale, cosicché l’esteso basamento apuano è risultato fino oggi ricompreso tra il Cambriano superiore e il Devoniano, non senza lacune interne, per un intervallo di tempo – grosso modo – da 500 a 370 milioni di anni fa.
Al basamento paleozoico apuano seguono i metaconglomerati triassici del Verrucano, formatisi in un ambiente continentale arido, distante circa 130 milioni di anni dall’ultima roccia paleozoica. Così almeno è sempre stato detto e scritto rispetto a questa discontinuità temporale, più o meno coincidente con le fasi deformative più evidenti dell’orogenesi ercinica (o varisica). Siamo veramente al cospetto di un bel salto temporale che dovrebbe superare – senza nessuna traccia e in un sol colpo – tutto il Carbonifero, il Permiano e il Trias inferiore, fino alla formazione dell’attuale copertura metasedimentaria delle Alpi Apuane.
Di recente, con la diffusione di metodi di datazione assoluta Uranio-Piombo (U-Pb) sugli zirconi presenti nelle rocce, sono stati ottenuti interessanti risultati che confermano e in parte modificano il quadro delle conoscenze sull’età del basamento paleozoico apuano. In linea con il passato è la datazione dei porfiroidi del M. Corchia, che hanno restituito un valore di 457±3 milioni di anni, a riprova della loro prima attribuzione all’Ordoviciano medio e superiore. Già meno collimante è il dato uscito dalle filladi inferiori di Grotta Nera, nella valle del Giardino, poiché i ~560 milioni di anni ottenuti retrodaterebbero le prime rocce apuane quanto meno al Cambriano inferiore, se non addirittura al Neoproterozoico.
La vera sorpresa però è venuta da alcuni limitati affioramenti nella zona di Fornovolasco, Stazzema e Sant’Anna, di rocce magmatiche intermedie, successivamente metamorfosate, fino ad oggi ritenute dei Porfiroidi e dunque collegate ad episodi di vulcanismo precedenti all’orogenesi ercinica. Questi corpi rocciosi sono già stati distinti e descritti alcuni mesi fa come una formazione a se stante, con il nome di Metarioliti di Fornovolasco, sulla base di accurate analisi petrografico-mineralogiche.
Un recentissimo studio è apparso sul numero 318-319 della rivista “Lithos” (Elsevier editore), a firma di Simone Vezzoni, Cristian Biagioni, Massimo D’Orazio, Diego Pieruccioni, Yuri Galanti e Giancarlo Molli dell’Università di Pisa, a cui si aggiunge Maurizio Petrelli dell'Università di Perugia. Al suo interno, si trovano le prime datazioni della Metarioliti di Fornovolasco con il metodo U-Pb. Gli autori hanno ottenuto il risultato inatteso di un’età oscillante tra i 292 e i 271 milioni anni. Si tratta della prima evidenza di eventi magmatici avvenuti tra il Permiano inferiore e medio, in un periodo non precedente, ma successivo all’orogenesi ercinica. I dati raccolti sulle Metarioliti di Fornovolasco consentono pure di fornire elementi di conoscenza per comprendere meglio l’evoluzione del basamento della microplacca Adria, posta sulla rotta di collisione tra Paleoafrica e Paleoeuropa, nonché l’origine dei depositi minerali presenti nelle sequenze paleozoiche delle Alpi Apuane.
Pertanto, l’origine di queste Metarioliti permiane è collocabile proprio all’interno di quella discontinuità tardo paleozoica, di cui abbiamo detto in apertura. Con questa nuova ed importante acquisizione scientifica, le Alpi Apuane recuperano a loro vantaggio un altro periodo geologico – il Permiano – e così quasi completano la successione dall’era primaria ad oggi, mancando all’appello soltanto il Carbonifero.

Antonio Bartelletti


 



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