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23/01/2017
Lo Sport degli ignoranti…
The sport of the yahoos…



Alla domanda, forse retorica, che ci chiede quale sia lo sport nazionale in Italia, segue una nostra risposta scontata e senza repliche: il calcio. Altrettanto immediata e sicura è la risposta sullo sport più popolare in Toscana. In questo caso non è più il calcio moderno e neppure quello in costume, altrimenti conosciuto come calcio storico fiorentino. Lo sport regionale per eccellenza è invece “dire male del Parco delle Alpi Apuane”.
Da noi è talmente diffusa questa attività ludico-ricreativo-fisica, che s’incontrano praticanti in ogni contrada e a qualsiasi livello: agonistico e amatoriale. Diversi sono i gruppi sportivi costituiti in questi ultimi anni e che partecipano a campionati in varie categorie: lega pro-cave, lega anti-cave, lega pro-caccia, lega pro-abusi, ecc.
Per chi non conosce le regole del gioco è giusto fornire qualche informazione. Lo sport del “dire male del Parco” ha una sola e semplice regola: “nessuna regola”, perché è possibile sputare fuori la prima cosa che viene in mente, senza remore, né freni inibitori. Vince chi la spara più grossa, negando l’evidenza dei fatti.
Chi ambisce alla Champions di questo sport deve mantenere nel tempo un livello altissimo di risultati, da far invidia al Real Madrid, al Bayern Monaco e agli altri top team del mondo del pallone. Sono infatti richiesti continui interventi denigratori, del tutto gratuiti, per dar prova estrema della propria insofferenza verbale verso il Parco. D’altra parte, discutere e confrontarsi è roba di altre ere geologiche ed è soprattutto difetto fisico dei dilettanti incurabili. Per vincere bisogna avere solo gli occhi del gallo e il cervello della gallina.
In questi giorni si registrano performance elevatissime e spuntano a grappoli i commissari tecnici che disquisiscono su schemi, tattiche e formazioni per aggiudicarsi il campionato della presidenza del Parco. Penserete voi che il match si giochi a tutto campo, cercando di mantenere in mano il pallino del gioco, per portare a casa un risultato nei numeri e così poter vincere anche il consenso del pubblico e della critica?
Niente affatto, non è così. Come nel peggior calcio di provincia, la partita si gioca dopo il fischio dell’arbitro, discutendo al Bar Sport sul quell’errore di schieramento e/o sulla scarsa intesa tra i giocatori. C’è chi protesta per un fallo da espulsione e c’è chi individua perfino l’errore tecnico che potrebbe far ripetere la partita. E via così con gli appelli al giudice sportivo e la minaccia di infrangere la clausola compromissoria, cioè ricorrere al Tribunale Amministrativo Regionale.
Un solo esempio su tutti di questa passione sfrenata e collettiva per lo sport più popolare in Toscana: il “dire male del Parco” sempre e comunque, perché questo ente sbaglia a prescindere.
“La Nazione” di oggi, in cronaca di Carrara, titolava così: “Ricorso al TAR sul Parco delle Apuane. Per gli ecologisti è già tutto da rifare”. Il testo è una vera perla di saggezza giuridica, per cui vale la pena di riportare i passaggi chiave a perenne memoria:
“I movimenti ambientalisti sostengono che «lo statuto del Parco prevede che i candidati alla presidenza sono (“siano” in italiano, N.d.R.) eletti a scrutinio palese…». Nella votazione di venerdì a Seravezza invece, secondo i ricorrenti «l’elezione a presidente avrebbe un vulnus in quanto non si sarebbe votato a scrutinio palese ma segreto.»; secondo gli ecologisti «non è previsto nello Statuto del Parco delle Alpi Apuane e nella legge regionale sui parchi che si possa votare il candidato presidente per rappresentanza indiretta, sarebbe una violazione palese del diritto di autonomia delle comunità locali».
Dunque, il Parco, che sempre sbaglia, rischia di sbagliare di nuovo. Venerdì, il Parco cialtrone e superficiale avrebbe praticato il voto segreto in luogo di quello palese, dopo aver consentito la rappresentanza per delega nella Comunità del Parco, senza che nessuna norma dello Statuto lo prevedesse.
Incredibile, veramente incredibile, ma si continuano a dire e diffondere simili amenità.
Eppure, in questa votazione ogni ente possiede un numero specifico e riconoscibile di quote, che lo differenzia dagli altri enti. Lo scrutinio non può che essere palese e mai segreto in un voto “per quote” diverse e non “per teste”. Il risultato della votazione di venerdì consente sempre di sapere per chi ha votato quel determinato rappresentante di un ente, perché non è tecnicamente possibile tenere nascosta la propria scelta.
Riguardo al divieto di delegare, da parte di un Sindaco, non è dato sapere quale Statuto abbiano consultato questi signori, perché la topica è davvero imbarazzante. Non è certo lo Statuto del Parco delle Apuane, considerato che il suo art. 13, comma 1, parla chiaro in tal senso, quando dice che la Comunità del Parco è composta da Sindaci dei Comuni e dai Presidenti delle Province. Di seguito è scritto che “Sindaci e Presidenti possono delegare”.
Ci sia consentito un unico commento: non c’è peggior cieco di chi non vuol vedere e non c’è peggior ignorante di chi non vuol capire.


 



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