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17/09/2020
Il Parco approva le “linee guida” sul recupero ambientale di cantieri e siti eastrattivi
The Park approves the guidelines on environmental restoration of non-compliant sites and environmental recovery of quarries.



Il Parco approva le “linee guida” sulla sistemazione ambientale dei cantieri difformi e sul recupero ambientale dei siti estrattivi

Massa, 16 Settembre 2020



Con deliberazione n. 15 dell’11 settembre 2020 il Consiglio Direttivo del Parco delle Alpi Apuane ha approvato le Linee guida ed istruzioni tecniche per gli interventi di sistemazione ambientale e di riduzione in pristino nei siti estrattivi. Si tratta di una serie di indicazioni operative con cui l’ente dà attuazione a norme contenute nel Regolamento sui procedimenti di sospensione e riduzione in pristino per i siti estrattivi in cui si sono verificate difformità rispetto ai progetti approvati. Le stesse indicazioni valgono anche per le cave oggetto di recupero ambientale per fine attività o per reintegrazione paesaggistica
Nel dettaglio, le Linee definiscono, per la prima volta, le modalità di esecuzione degli interventi in galleria e stabiliscono tempi diversi per la rinaturalizzazione dei luoghi a seconda della loro natura, specificando le migliori pratiche per la ricostituzione degli assetti biologici con il fine del ripristino/ricostruzione delle condizioni migliori d’habitat.

Tempi diversi per le opere di rinaturalizzazione
Le Linee Guida prevedono che gli interventi di rinaturalizzazione e di reintegrazione paesaggistica, debbano riguardare il rimodellamento delle morfologie modificate dalle attività estrattive e il recupero originale dell’assetto floristico-vegetazionale, favorendo l’affermazione di ecosistemi naturali e semi-naturali, comunque già presenti nell’intorno, a cui si aggiunge la limitazione delle interferenze con le aree limitrofe ancora vergini o comunque non interessate da modificazioni; nonché le opere di bonifica comprendenti la rimozione di attrezzature di cava, scarti, rifiuti ed altri elementi inquinanti.

Ricostituzione degli assetti biologici
La ricostituzione degli assetti biologici deve tendere al ripristino delle condizioni migliori d’habitat per la rigenerazione/reinsediamento di specie vegetali ed animali, nel caso di cave a cielo aperto. La ricostituzione degli assetti biologici ha inizio con interventi preliminari di miglioramento del substrato, con la realizzazione di condizioni per accelerare lo sviluppo delle comunità vegetali, riattivare l’attività biologica ed isolare elementi tossici eventualmente presenti nell’area da recuperare. Nello specifico della ricostruzione dell’assetto floristico-vegetazionale, si devono utilizzare esclusivamente “materiali vegetali autoctoni, di origine e provenienza certa da ecotipi locali, poiché già adattati alle condizioni climatiche e pedologiche del sito”.


Cantieri estrattivi in galleria: modalità più onerose per il ripristino di aree abusive
Le Linee Guida intervengono sui cantieri estrattivi difformi in sotterraneo, imponendo la realizzazione di barriere di blocchi sovrapposti, con riempimenti di detriti alle loro spalle per un altezza non inferiore al 90% della sezione massima delle gallerie. Analoghe indicazioni intervengono – inoltre – sugli interventi di sistemazione ambientale a conclusione del ciclo produttivo. Anche in questo caso è prevista la chiusura definitiva degli ingressi esterni ai cantieri in galleria attraverso uno sbarramento di blocchi di materiale proveniente dallo stesso sito estrattivo e il riempimento con detrito inerte e senza l’utilizzo di fanghi.

Controlli e monitoraggi
Infine, le Linee Guida dettagliano un’attività specifica di monitoraggio sulla ricostituzione degli assetti geomorfologici e/o biologici, da effettuarsi prima, durante e dopo gli interventi, secondo un programma di monitoraggio finalizzato agli effetti ambientali prodotti dalle opere difformi. Tale programma individua le diverse componenti ambientali presenti nel luogo dove deve avvenire il ripristino. Per ognuna di esse viene redatta una scheda contenuti specifici. Un’attenzione particolare è riservata nei confronti della qualità delle acque, che deve essere verificata con analisi chimiche delle sorgenti in possibile/probabile connessione con la zona di cava. Tale monitoraggio si intensifica e diviene periodico nel caso in cui siano presenti “sorgenti censite e/o captate a scopo idropotabile nei pressi dell’area di cava o situate in posizioni geometricamente inferiori all’area, o per le quali è stata testata la connessione anche parziale con l’area estrattiva tramite traccianti”.





 



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