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30/08/2020
“Nel parco fai quello che ti pare!.. tanto ci sono le cave” – il caso dei cavalli di Puntato
“Do what you want in the Park”!… Everything is allowed to you, because the law authorises the quarries – the case of the horses at Puntato…



Negli ultimi giorni, una nuova teoria si aggira tracotante sulle pagine Facebook: “Nel parco fai quello che ti pare… tanto ci sono le cave”.
Il messaggio avanza sicuro tra le schiere di complottisti, dietrologi, bastian contrari, cani sciolti, incazzati perenni, no cav, no brain, che popolano il rutilante mondo dei social network. L’idea ha preso corpo come reazione al gravissimo torto subito da un noto signore di Massa – di cui non diremo il nome – che è stato multato a torto dai Guardiaparco perché i suoi equini (3 cavalli, un mulo e un asino) devono essere liberi di distruggere l’alpeggio di Puntato.
I “cuori apuani” – straziati da tanta ingiustizia – hanno preso le difese di questo povero tartassato, che “resiste da decenni dentro al Parco e porta avanti un’economia alternativa al massacro delle Apuane”. Il suo è un fulgido esempio di etica civica e di impegno ambientale, da contrapporre alla “gentaccia che dirige il parco” e alle cave che predano il marmo e colmano di rifiuti i versanti di questi monti.
Perfetto signori! Siete riusciti nell’intento di creare il martire di turno, schiacciato dai “collusi” che sono “forti con i deboli e zerbini coi potenti”. Avete anche tentato di scatenare l’ennesima offensiva contro il Parco per sostenere, con tanto di colletta parrocchiale, la vittima innocente di un potere burocratico miope, che “vede la pagliuzza negli occhi degli altri e non si accorge della trave che ha nel proprio”, per rimanere dentro un altro luogo comune.
Perfetto signori! Ma prima di iscrivere il nuovo beato nel martirologio ambientale delle Apuane, avreste dovuto ascoltare lo voce dell’avvocato del diavolo che – in questo processo di beatificazione – doveva porvi alcune domande scomode, per far vacillare le vostre incrollabili fedi. Anche se il martire gode già della gloria degli altari, provate a rispondere ai suoi interrogativi:
A voi sembra cosa legittima che gli equini pascolino nella riserva integrale dei Paduli di Fociomboli dov’è tassativamente vietato farlo? Probabilmente avreste risposto: “Chissenefrega! Tanto ci sono le cave”.
È forse accettabile che gli stessi animali danneggino irreversibilmente i faggi secolari nei boschi di Puntato e distruggano l’unica vera torbiera delle Apuane? Come un’eco ritornerebbe ancora la vostra riposta: “Chissenefrega! Tanto ci sono le cave”.
È dunque corretto abbandonare a se stessi questi animali per mesi e mesi, senza nessuna cura e nessun controllo, senza recinti e nessuna sicurezza per chi si percorre i sentieri? E voi all’unisono compatti: “Chissenefrega! Tanto ci sono le cave”.
È regolare che questi animali utilizzino liberamente terreni di proprietà altrui, senza alcun consenso e nessun atto di concessione?.. “Chissenefrega! Tanto ci sono le cave”.
È giusto che i proprietari di Puntato siano costretti a recintare e proteggere i loro orti e le loro case per non subire altri danni?.. “Chissenefrega! Tanto ci sono le cave”.
Si potrebbe continuare ancora un po’ con la solita cantilena, per altri fatti e misfatti di una misera vicenda di ordinaria strafottenza ed arroganza. Purtroppo, l’avvocato del diavolo conosce tanti peccati del vostro martire e avrebbe avuto motivi per bloccare la sua beatificazione. Ad esempio, la sedicente vittima non vi ha detto che risalgono a quattro anni fa i primi avvertimenti del Parco – mai ascoltati – per una gestione della mandria in altro modo e in altro luogo. Ha poi mentito raccontandovi che l’Ente avrebbe recintato la riserva integrale, quando lo stesso impegno è eventualmente a carico di ogni “buon pastore”, come accade in qualsiasi paese civile. Ha infine taciuto sul fatto che, nel 2018, aveva già commesso lo stesso peccato o reato che dir si voglia, non pagando quanto dovuto all’autorità pubblica, per cui è pure recidivo e inadempiente.
C’è infine la vicenda strumentale della cavalla morta nel dicembre 2019, che i social attribuiscono ad una predazione di lupi cattivi, perché nel Parco tutto è tetro e crudele come nei romanzi gotici. In realtà, è stato un evento naturale, dovuto all’età della povera bestia, come indica il certificato del servizio veterinario. Anche sulla proprietà di questa cavalla, un altro curioso personaggio – amico e abituale affidatore di equini al vostro martire – l’ha dichiarata sua ai quattro venti, con tanto di offese ed improperi contro il Parco e non solo, dimenticandosi che l’animale era registrato all’anagrafe equina in proprietà del vostro caro martire.
Cari “cuori apuani” non c’è in queste righe nessuna speranza di farvi ricredere o proposito di convincimento. Abbandonatevi pure nel mare di ignoranza e di fanatismo in cui vi siete immersi. Avete battezzato il vostro progetto “l’altezza della libertà”, quale anarchica alternativa alle leggi e alle istituzioni. Non ci sfugge il significato del titolo: nelle terre alte delle Apuane, cioè nel Parco, deve valere una sola regola: “nessuna regola”!
In questo non siete molto diversi da quelli che distruggono e non coltivano il marmo.
Condividete la stessa cultura dell’illegalità e il disprezzo di ogni misura.

Un leccafrancobolli di lungo corso

nella foto: i danni degli equini ai faggi di Puntato



 



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