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08/10/2018
Via ferrata del Procinto: dopo la ristrutturazione ancora più sicurezza…
Via ferrata of the Mt. Procinto: it is needed even more security after the restoration in the surrounding area…



La pioggia di sabato 6 ottobre ha disturbato ma non scoraggiato quanti hanno preso parte all’inaugurazione della nuova via ferrata del Monte Procinto, completamente ristrutturata dopo 125 anni dalla sua costruzione, avvenuta nel lontano 1893. Una cerimonia semplice, concreta e soprattutto piena di soddisfazione per il completamento di un’opera di ristrutturazione per niente facile. La sezione di Firenze del C.A.I. ha concluso i lavori nel corso di questo anno, che segna anche il 150° della sua fondazione, affrontando le mille difficoltà occorse in itinere, con la responsabilità di dover garantire una maggiore sicurezza lungo questa storica via ferrata, ritenuta la più antica d’Italia. Il bilancio dell’intervento eseguito parla di una spesa complessiva di € 10.905,82 – che ha beneficiato del concorso significativo del Parco per € 8.850,00 – senza poi contabilizzare l’impegno volontario e gratuito dei soci della sezione.
La manifestazione di sabato è iniziata con una dimostrazione del Soccorso Alpino e Speleologico Toscano lungo la parete verticale del Monte Nona. A seguire, gli interventi programmati sono stati tenuti all’interno del Rifugio “Alpe della Grotta” del C.A.I. di Forte dei Marmi. Alessio Tovani, Presidente del Consiglio comunale di Stazzema, ha portato i saluti del Comune, comunicando l’attenzione e il plauso della sua amministrazione verso interventi così importanti per il territorio comunale. Per il Parco Regionale delle Alpi Apuane, il direttore Antonio Bartelletti ha ricordato come la via ferrata del Procinto fosse stata concepita, in origine, come una parte inscindibile di un più vasto progetto di costruzione di nuovi sentieri e di ulteriori opportunità di visita nel gruppo montuoso del Nona-Matanna. Già nella seconda metà dell’Ottocento venivano qui realizzati interventi – ante litteram – di turismo sostenibile, poiché il fine dichiarato era quello di “attirare forestieri nella bellissima regione delle Alpi Apuane”. L’ulteriore elemento di novità di quegli anni – in anticipo rispetto ai tempi – fu il coinvolgimento e il sostegno ad una nascente e purtroppo fragile impresa turistica locale, legata all’alpinismo e all’escursionismo, che lasciò poi il passo alla sola presenza dei Rifugi alpini.
L’intervento del presidente della sezione di Firenze del C.A.I. – Alfio Ciabatti – ha fatto conoscere il perché della costruzione della via ferrata del Procinto e della presenza dei “fiorentini” nell’area apuana. La ragione sta tutta nella fondazione della sezione nel 1868, durante il breve periodo di Firenze Capitale d’Italia, nonché nello storico interesse verso le uniche vere montagne della Toscana: le Alpi Apuane. Ci sono poi voluti la forza delle idee e lo spirito d’impresa dell’ing. Aristide Bruni, venuto a Firenze da Milano, per pensare prima e realizzare poi questo incredibile percorso attrezzato per raggiungere la cima del Procinto. Fin dalla sua costruzione, la via ferrata è stata un’opera affidata alle cure e alla responsabilità della sezione C.A.I. di Firenze. Dopo 125 anni di attività e di continui interventi manutentivi, era giunto il momento di una revisione generale e ristrutturazione dell’opera.
Il tema della sicurezza è ritornato prepotente negli interventi successivi. Per primo lo ha ripreso il presidente del Gruppo regionale del C.A.I., Giancarlo Tellini, quando ha parlato delle garanzie da offrire ai moltissimi alpinisti ed appassionati che vi accedono ogni anno. Ancora più articolato è risultato il contributo di Giovanni Bertini, geologo e conosciuto alpinista, che è partito dall’opera di disgaggio di massi pericolanti lungo la parete del Procinto in seguito alla frana avvenuta nel 2014 di un considerevole volume di roccia nella parte sommitale del monte. L'intervento di messa in sicurezza è stato eseguito pochi mesi prima dei lavori di ristrutturazione della ferrata e ha interessato anche pozioni di parete lungo questa via. Giovanni Bertini ha poi indicato un’ulteriore criticità per i frequentatori dell’Alpe della Grotta e dintorni. Proprio l’omonimo Rifugio C.A.I. – presidio della sicurezza in montagna – è oggi affogato dentro un boschetto di abeti e pini che, cresciuti a dismisura, gli fanno barriera sul lato sud ed ovest dell’edificio, impedendo al gestore di poter esercitare qualsiasi controllo sulla via ferrata, sulle vie d’arrampicata e sui sentieri intorno. Lo stesso Rifugio non è poi individuabile da chi si trova in zona, neppure se illuminato di notte, poiché nascosto da questo bosco artificiale di conifere. La conclusione è che urge intervenire con un taglio raso o un drastico diradamento selettivo della fustaia per ripristinare la situazione originaria, conforme alle disposizioni C.A.I. sulla sicurezza in montagna.
La proposta finale ha trovato il consenso di tutti i presenti, tra cui l'arch. Maurizio Pierotti della sezione C.A.I di Forte dei Marmi, preoccupato da tempo anche per l'ulteriore pericolo d’incendio che grava sul Rifugio, in considerazione della vicinanza e dell’alto grado di infiammabilità di queste piante resinose.

Nella foto: la consegna al Direttore del Parco del volume sul 150° anniversario della fondazione della sezione fiorentina del C.A.I. da parte del suo attuale Presidente


 



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